Il Cammino di Santiago: un viaggio tra natura e spiritualità

La decisione di fare un viaggio come il Cammino di Santiago viene sempre spinta da un desiderio diverso, e molto personale, rispetto a quello di voler fare la solita vacanza di svago e relax; o almeno, per quanto mi riguarda, così è successo. Non sto qui a dilungarmi sulle mie motivazioni e mi limito a fare una sorta di diario di quello che ho vissuto in questo viaggio.

Il percorso “ufficiale” del Cammino di Santiago parte dalla città di Saint-Jean Pied de Port, in Francia, e si snoda per 800Km percorrendo 25 tappe fino a Santiago di Compostela.
Questo è chiamato il Cammino Francese, ma per arrivare a Santiago ci sono altri percorsi, più o meno lunghi, che ciascuno sceglie in base alle proprie possibilità di tempo, capacità, e anche gusti per il paesaggio (alcuni percorsi si sviluppano sulla costa, altri sono più montuosi).

Avendo a disposizione, per motivi di lavoro, una decina di giorni, ho deciso di partire da Oporto e percorrere il Cammino Portoghese con una variante detta Espiritual che prevede un tratto con la barca e molti kilometri in mezzo ai boschi. Facendo una media di 20 Km al giorno sarei potuta arrivare a Santiago in tempo.

Dopo essermi informata per mesi su quali/quante maglie termiche/cotone/maniche lunghe-corte mettere nella borsa,  aver consultato tutti i siti e gruppi facebook del mondo, dopo aver deciso quale tipo di zaino e scarpe usare, superate le paure e mille dubbi, con il mio bel programmino di tappe che avrei voluto fare, applicazioni per l’orientamento scaricate sul telefono e guida cartacea in tasca, il 20 aprile sono partita da sola da Bologna destinazione Oporto, Portogallo.

Il primo giorno ho scelto di fare la turista e visitare la città di Porto, che ho scoperto essere piena di chiese e cattedrali, case colorate o ricoperte di azulejos, (pietre azzurre); mi sono fatta un pranzo fai-da-te lungo il fiume Duero e nel pomeriggio ho preso la metropolitana per fare una toccata e fuga a Vila Do Conde, una piccola cittadina sulla costa.
Volevo guardare l’oceano almeno per un po’ dato che il mio Cammino non sarebbe stato lungo la costa, ma più interno. Il giorno dopo infatti ho preso un taxi in direzione Sao Pedro de Rates, una frazione di Povoa de Varzim, e dà li è cominciato ufficialmente il mio Cammino di Santiago in veste da pellegrina.

Sao Pedro è un piccolo villaggio e l’unica caratteristica che ricordo di questi primi Km sono stati gli altissimi alberi di eucalipto e il sole nascosto dietro le nuvole che accompagnavano me e due ragazze italiane conosciute poche ore prima. Le frecce gialle che indicavano il percorso per fortuna non mancavano e mi davano una sensazione di conforto dato che il mio timore principale era quello di perdermi.

Dopo i primi 16 Km la prima tappa è stata Barcelos, dove abbiamo dormito in un ostello molto carino chiamato In Barcelos Hostel & Guest House che mi ha fatto il primo timbro sulla carta del Pellegrino; una tripla carina e molto economica. Come prima notte da pellegrina insomma è andata molto bene, niente camerate e letti a castello 🙂

La Seconda tappa, un po’ indolenzita dal peso dello zaino dei primi km e in gran parte sotto la pioggia che andava e veniva (vi risparmio l’impermeabile fai da te che mi ero fatta per coprirmi), è stata Vitorino dos Piaes dove ci siamo fermate in un ostello a gestione famigliare; camerata da 8 e la sera cena (a scelta tra piatto di pasta o omelette) insieme con tutti i pellegrini. Quella la ricordo come una bella serata di condivisione con persone di ogni età e nazionalità, dove ognuno ha raccontato perché stava facendo il cammino e quanta strada aveva fatto fino a quel momento.

Passando per Ponte de Lima la tappa successiva di 23 km è stata Labruja, dove in genere non si fermano molti pellegrini e solo successivamente abbiamo capito il motivo: c’è un unico ostello, sempre a gestione famigliare, con camerate miste e una cena costituita da un piatto che neanche lontanamente assomigliava a un piatto di pasta. Il tutto per la somma di 25euro, che per il servizio ricevuto è stato caro.

 

L’ultima tappa portoghese è stata Valenca, ed è stata anche l’ultima tappa condivisa con le due ragazze italiane (ormai diventate amiche) perché ciascuna di noi aveva capito di avere un passo diverso e voleva fare percorsi differenti.

Così, dopo esserci salutate e con la promessa che ci saremmo riviste a Santiago, da quel momento, di nuovo sola e zaino in spalla, ho continuato il mio cammino e una volta superato il confine Portogallo-Spagna, passando per Tui, le tappe dei giorni seguenti sono state O PorrinoArcadeCombarro.

Mi soffermo solo su Combarro perché mi ha colpito molto; chi passa da qui in genere è chi ha deciso di fare la Variante Spirituale. E’ un piccolo villaggio di pescatori costituito da graziose viuzze piene di negozi e ristoranti di pesce, case in pietra e scorci suggestivi. Vi sono arrivata con una pellegrina tedesca conosciuta in un momento di spaesamento perché non trovavo la direzione per intraprendere la Variante e insieme alla quale mi sono gustata una buonissima cena a base di paella vista mare. Avevamo camminato per 26km quel giorno e avevamo proprio bisogno di rifocillarci per bene!

A Combarro ho dormito nel sottotetto di un bar che fungeva anche da ostello, ma dopo tanta fatica anche quella mi sembrava una camera da re.

In quell’ostello ho conosciuto un ragazzo sardo che il giorno successivo mi ha incitato ad arrivare insieme a lui fino a Vilanova de Arousa contro ogni mio programma (che comunque avevo già stravolto dopo la seconda tappa) e facendomi camminare per ben 31Km. A quel punto ero solo a due tappe di distanza da Santiago! Siamo arrivati a Vilanova percorrendo un tragitto verdissimo tra boschi, sentieri, fiumi…

E’ stata una delle tappe più difficili per me, ma non essere stata da sola per tutti quei kilometri mi ha aiutata a proseguire. Una delle cose che man mano stavo capendo durante il cammino è che ogni persona conosciuta, ogni cosa che mi succedeva, non era mai casuale… Tutto mi stava servendo per raggiungere traguardi o superare difficoltà, e ogni volta ero contenta di quello che mi stava succedendo.

Il giorno dopo a Vilanova ho preso il traghetto che per 25km mi ha portato a Pontecesures, a pochi km da Padron che è considerata l’ultima tappa ufficiale prima di arrivare a Santiago. Le mie previsioni erano quelle di fare una quindicina di Km quel giorno e fermarmi a O Faramello dove avrei rivisto una ragazza inglese conosciuta a O Porrino e con la quale avevo fatto un po’ di strada insieme sfoggiando un inglese che mai avrei pensato di poter parlare 🙂

Tuttavia anche quel giorno è successa una cosa che ha cambiato ogni mio piano: sul traghetto un ragazzo italiano mi ha detto che lui quel giorno sarebbe arrivato a Santiago e che lo avrei potuto fare anche io, in fondo sarebbero stati 26km (ne avevo percorsi 31 il giorni precedente). Scesa dal traghetto con lui, e salutato il ragazzo sardo, ho ricominciato a camminare in compagnia di questo ragazzo pugliese che con tutta la calma possibile si fermava ogni 2/3km a riposare con i piedi a mollo in qualche vasca d’acqua o a mangiare qualcosa. Io quel giorno avevo una gran voglia di camminare e sapevo che le due amiche italiane erano già vicine a Santiago e quel giorno sarebbero arrivate a destinazione.

In preda alla voglia di raggiungerle ho lasciato il ragazzo pugliese al suo panino convinta che tanto mi avrebbe raggiunta, e ancora nel dubbio se fermarmi a Faramello o continuare direttamente fino a Santiago, ho ripreso a camminare. Quegli ultimi km li ricordo con grande piacere perché nonostante tutti i km fatti fino a quel giorno, non ero stanca, mi stavo meravigliando della forza che sentivo e non vedevo l’ora di rivedere le mie amiche a Santiago; così, arrivata a O Faramello, dove mi sarei dovuta fermare a dormire, ho disdetto la camera, mandato un messaggio alla ragazza inglese e nonostante fosse ormai pomeriggio inoltrato ho proseguito a camminare perché al di là di ogni mia aspettativa, volevo arrivare quel giorno a Santiago, ben due giorni prima di quanto avessi previsto. Nei pressi di Santiago ho rivisto le prime automobili provando un po’ di frastornamento (dopo tutto quel verde e quel silenzio)…le frecce gialle stavano diminuendo e io dovevo solo trovare questa benedetta Cattedrale. Navigatore alla mano nel centro di Santiago mi sono trovata davanti la Cattedrale all’ora del tramonto, con la piazza semideserta (i pellegrini in genere ci arrivano nel pomeriggio) e le mie amiche che con le ciabatte ai piedi (erano già arrivate da un po’ di ore) sono corse ad abbracciarmi.

L’imponenza della cattedrale non è stata in grado di darmi la stessa emozione del rivedere loro e di tutto quello che avevo provato lungo il cammino.

La cattedrale a Santiago è da mesi chiusa per lavori in corso fino al prossimo anno e vi si può accedere solo in parte dove c’è la statua di Santiago che i pellegrini possono andare a vedere e a cui, secondo la tradizione, si possono toccare i piedi. Avendo a disposizione altri due giorni liberi ho camminato un po’ da turista per Santiago, sono andata prendere la Compostela (un foglio dove c’è scritto da dove sei partita e quanti km hai fatto) sono andata alla messa del pellegrino dove con grande emozione ho rivisto praticamente tutte le persone incontrate lungo il cammino, e l’ultimo giorno ho preso l’autobus per andare a Finisterre. Si trova a 80 km da Santiago ed è uno dei punti più occidentali della Spagna; molti pellegrini ci arrivano a piedi, e ci vanno per gettare le proprie scarpe nell’oceano.

Io ci sono andata per godermi uno splendido tramonto sull’oceano, il mio primo tramonto alle 21.30 di sera. Si, perché li il sole tramonta a quell’ora.

Cosi è finito il mio viaggio, in un punto dove guardi l’oceano e sembra che oltre quello non ci sia più niente, tra i mille colori del cielo, 240 km nei piedi, il saluto di tutti i pellegrini “buen camino” che ancora mi ronzava nella testa, il cuore pieno di gratitudine, e una birra in compagnia di un’amica conosciuta lungo il cammino e che mi sembrava di conoscere da sempre.